Secondo il McKinsey Global Institute, le organizzazioni data-driven hanno probabilità 23 volte maggiori di superare i propri competitor nell’acquisizione di nuovi clienti, 9 volte maggiori di fidelizzarli e 19 di aumentare i profitti rispetto alla media.
Oggi, sappiamo che le grandi aziende hanno tutte una trasformazione data-driven in atto, attrezzandosi per utilizzare la grande mole di dati a disposizione per valorizzarli nel modo giusto, così da poter trarre vantaggio competitivo ed effettuare le scelte di business migliori. La data-driven Company è quella organizzazione dove le decisioni aziendali non sono prese in base a delle interpretazioni soggettive, ma vengono guidate dai dati e dalla loro interpretazione, sfruttando la loro potenza nel supportare le scelte strategiche.
Se è vero che con l’avvento dei Big Data, delle tecnologie cloud e degli strumenti di analisi abbiamo a disposizione un numero sempre crescente di dati, è anche vero che per poterne sfruttare a pieno le potenzialità, bisogna saper trasformarli in informazioni, consolidarli in conoscenza fino poi a metabolizzarli e convertirli in “esperienza”.
Non è un caso se la commissione Europea ha dedicato una sezione intera del proprio sito internet denominato “Rules for Business and organisations”, in cui informa le aziende sulle regole da implementare per utilizzare i dati perché “la gestione dei dati è da considerarsi a tutti gli effetti un pilastro strategico del business”. Oggi la disciplina sui dati personali indirizza le aziende sulla metodologia da applicare per una gestione che deve mirare all’eliminazione dei silos e puntare alla realizzazione di un framework di gestione dei dati agile che li renda pronti all’uso, affidabili e conformi.
La Commissione Europea precisa nella sezione dedicata alle PMI che l’applicazione del regolamento sulla protezione dei dati, c.d. GDPR, non dipende dalle dimensioni dell’azienda ma dalla natura delle sue attività e accompagna il suo spirito di imprenditorialità. Lo stesso per la designazione del Data Protection Officer, la Commissione Europea ricorda è obbligatorio soltanto se il trattamento dei dati costituisce l’attività principale della società e rappresenta una minaccia specifica per le persone in particolare perché avviene su vasta scala, ma è fortemente raccomandato per costruire una consapevolezza dei dati all’interno dell’azienda.
In conclusione, rendere data-driven i processi decisionali di un’organizzazione comporta una rivisitazione delle competenze e dei modelli di governance, i principi del GDPR vanno “integrati nei processi aziendali” per creare un sistema di gestione del dato nel cuore dell’azienda e la giusta consapevolezza in termine di sicurezza e sostenibilità, il vero valore aggiunto del processo.
Adottare una strategia data-driven implica avviare un percorso di change management che punta a diffondere la cultura del dato in tutti i livelli aziendali. Oltre ai dati in senso stretto, in effetti, servono le capacità per utilizzarli, competenze aggiornate e un’evoluzione del mindset aziendale. Per quanto le tecnologie continuino ad essere sempre più sviluppate, il fattore umano è ancora fondamentale. Serve quindi dotarsi di persone con le giuste capacità e attitudini, pronte a prendere le decisioni sulla base dei dati.
In questa scommessa, il modello di fractional management vuole rappresentare una soluzione strategica per le imprese che desiderano costruire un percorso di crescita. “Il fractional manager” è di fatto una figura esterna, ma con un approccio operativo, che entra all’interno di un’azienda con un rapporto costi-tempo modulare, forte di una coerenza aziendale e una visione più ampia, quel manager è pronto a portare la sua esperienza ai progetti aziendali.” Come lo ricorda Andrea Pietrini chairman di YOURgroup.