In un mio precedente articolo ho parlato di quanto sia importante per tutte le aziende, e in particolar modo per le PMI, monitorare la propria Centrale dei Rischi.
In questo articolo vorrei attirare l’attenzione su un altro elemento da monitorare e precisamente il rating bancariodell’azienda e di quanto, soprattutto per le PMI, possa rappresentare la differenza tra avere o meno l’accesso al credito.
Ma facciamo un passo indietro e vediamo per quale motivo ad un certo punto si é iniziato a sentire parlare di rating bancariodell’azienda.
Vedremo cosa é il rating e il merito creditizio ma soprattutto se ci sia una relazione tra i due e se ci si possa aspettare una inversione di tendenza in questi sistemi di valutazione.
Valutazione del merito creditizio: perché è necessario?
Mentre in passato, diciamo circa sino a fine anni duemila, l’accesso al credito era fortemente caratterizzato da dinamiche più basate sul rapporto storico e di fiducia che si instaurava con la Filiale e i vari Direttori, oggi ci troviamo di fronte ad uno scenario completamente diverso in cui le valutazioni economiche finanziarie e soprattutto le analisi predittive rappresentano gli elementi chiave per poter avere accesso al credito bancario e non solo a quello.
Quindi la domanda che sorge spontanea, è
“ma per quale motivo si è deciso di cambiare un sistema che andava avanti da anni?”
La risposta è legata all’ultima crisi finanziariascatenatasi con il fallimento, nel 2008, della Banca americana Lehman Brothers che ha innescato una serie di reazioni a catena che hanno messo in evidenza la fragilità del sistema bancario a livello globale.
Molte banche infatti, pur in linea con i requisiti patrimoniali stabiliti da Basilea 1 e 2 avevano dimostrato una patrimonializzazione insufficiente ad assorbire shock finanziari di particolare rilevanza.
Le autorità sovranazionali decidono quindi di procedere ad una completa revisione degli accordi di Basilea giungendo, alla terza formulazione di questa revisione di norme, la cd. Basilea 3, approvata nel 2010, entrata in vigore nel dicembre 2013 eche ancora diverse banche nel mondo stanno cercando di implementare.
Gli obiettivi principali dei nuovi accordi devono in primis garantire una maggiore solidità ed efficienza del sistema bancario a livello internazionale, ma anche aumentare il patrimonio delle banche in funzione della propria esposizione verso impieghi rischiosi e obbligare il sistema a valutare in modo più approfondito il rischio di un prestito e quindi di differenziare gli accantonamenti patrimoniali in funzione della “rischiosità” dei prestiti.
Tuttavia, le regole di Basilea, disegnate per stabilizzare il mondo finanziario e imporre delle corrette pratiche in termini di capitalizzazione, di gestione del rischio e di liquidità, hanno avuto e hanno tutt’ora forti ripercussioni sull’economia reale e quindi sulle aziende e sulle famiglie.
Una maggiore sicurezza degli istituti bancari ha avuto come contraltare una contrazione del credito e un freno all’economia, creando a volte dei veri e propri drammi per moltissime aziende.
Accordi di Basilea: ecco cosa prevede il nuovo accordo
Basilea 3 richiede garanzie su capitale e liquidità imponendo delle soglie minime di capitale per fare in modo che, se alcuni prestiti della banca vanno in sofferenza o non vengono restituiti, la banca abbia sempre a disposizione del capitale libero per far fronte alla copertura delle perdite. Ma aumentare la propria dotazione di capitale da accantonare, in via precauzionale, per la copertura di potenziali future predite su crediti significa avere meno risorse da destinare al credito! Ed ecco che comincia a manifestarsi via via una stretta creditizia nota a tutti come credit crunch.
Tenuto conto che un prestito ad un’impresa è in genere più rischioso di un prestito a uno Stato o a una famiglia, il sistema creditizio ha dovuto mettere a punto dei sistemi via via sempre più sofisticati e predittivi che, basandosi su una serie di analisi, fossero in grado di valutare la performance complessiva dell’impresa e di aiutarlo a rispondere ad una domanda fondamentale: “ma l’azienda sarà in grado di restituire il denaro preso a prestito? O si tratta di un’azienda a rischio?”
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Rating bancario e merito creditizio: come funzionano?
Come fa la banca a verificare se un’azienda cliente o non cliente “merita” di ottenere un finanziamento oppure si tratta di una impresa a rischio e quindi non merita di ottenere il prestito?
Per rispondere a questa domanda la banca, come abbiamo detto, effettua una analisi molto approfondita sull’azienda per valutare se sia o meno un “buon cliente” e quale sia il grado di rischio ad essa connesso. Ma soprattutto la banca deve prevedere se l’azienda avrà la capacità di generare flussi di cassa futuri sufficienti a restituire il prestito ricevuto.
Da questa analisi, ormai quasi completamente automatizzata e, basata su una serie di informazione e di parametri tra cui quelli economici, finanziari e patrimoniali, scaturisce una votazione che in termini tecnici determina il cd. rating bancario dell’azienda.
Il rating bancario di una azienda quindialtro non è che una valutazione, un giudizio sintetico del profilo di rischio che esprime il grado di solvibilità dell’azienda e della capacità di ripagare il prestito in un determinato periodo di tempo. Il rating bancario aziendale serve quindi per determinare il merito creditizio.
Il merito creditizio rappresenta il livello di affidabilità economico-finanziaria di un soggetto o di un’azienda, in grado di determinare una quantificazione del rischio finanziario connesso all’erogazione di credito a suo favore.
E’ evidente che un’azienda che si presenta con un bel bilancio, con indici e margini di guadagno positivi, viene valutata come “una buona azienda”. Al contrario se, l’azienda evidenzia margini in contrazione, scarsi rendimenti o addirittura una perdita, seppure a volte in presenza di fatturati elevati, la valutazione non può che essere negativa, il rating bancario ne risente e il prestito non viene erogato o se in essere, ne viene richiesto il rientro.
Migliore è il Rating, maggiori sono le possibilità per il soggetto di accedere al finanziamento e ad un tasso favorevole, visto che minore sarà il costo connesso all’erogazione del prestito da parte della banca per effetto di un minore accantonamento patrimoniale.
Quindi per rispondere alla nostra domanda ebbene si, ottenere o meno un finanziamento da una Banca dipende proprio dal rating e dal merito creditizio ad esso connesso.
Quali sono i rischi considerati nel rating bancario aziendale e le conseguenze?
Il Rating bancario aziendale considera 4 categorie di rischio e precisamente: 1) la probabilità di insolvenza del debitore (in gergo PD =probability of default); 2) l’esposizione al momento dell’insolvenza (EAD = exposure at default; 3) la perdita attesa nel caso di insolvenza (LGD = Loss given default) 4) la vita residua del debito nel caso di insolvenza (M= maturity)
All’aumentare/diminuire della PD, della vita residua del debito, dell’esposizione al momento dell’insolvenza e della perdita attesa, aumenta o diminuisce il requisito patrimoniale della Banca ovvero l’ammontare dell’accantonamento che la Banca deve appostare a copertura di quel prestito con una percentuale proporzionale alla rischiosità dell’impresa e del prestito concesso.
Di conseguenza ad un impiego rischioso deve corrispondere per la banca una remunerazione più elevata. La banca chiederà quindi al cliente un tasso di interesse e in generale delle condizioni che siano in grado di remunerare adeguatamente e sufficientemente anche quanto accantonato per soddisfare il requisito patrimoniale.
Possiamo quindi affermare che il Ratingbancario aziendale influenza direttamente anche il costo del denaro che l’azienda andrà a pagare per il prestito ottenuto.
Inoltre le imprese devono sapere che il Rating ha un valore vincolanteper la Banca nell’ambito del processo di valutazione del merito creditizio ed a qualsiasi forzatura corrisponde una forte criticità nella filiera decisionale della Banca.
Pertanto nel caso di deterioramento delRating di un cliente già affidato, la Banca per tutelare il proprio credito metterà in campo in minimo di flessibilità nella gestione del rapporto magari impostando un rientro soft, ma nel caso di nuove erogazioni, un Rating non sufficiente diventa preclusivo per l’accesso al credito.
Attenzione quindi: il deterioramento del Rating, soprattutto per gli affidamenti cd. a revoca o temporanei (con scadenze a breve termine) può portare ad una richiesta di rientro dell’esposizione, causando in molti casi possibili tensioni finanziarie all’impresa a volte anche con conseguenze drammatiche.
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Basilea 4: è prevedibile una inversione di tendenza?
Direi di no!!
Il Comitato di Basilea, è già al lavoro per la discussione di un nuovo accordo, il cosiddetto Basilea 4, che dovrà intervenire per ridurre l’eccessiva variabilità e la conseguente instabilità di alcuni modelli di rating interni(cd. IRB – Internal Rating – Based Approach) che vengono attualmente adottati dai diversi Istituti, in alternativa ai modelli standard più rigidi.
L’applicazione delle nuove regole, il cui avvio è previsto per l’inizio del 2021 (ex 2019) per proseguire a tappe graduali fino al 2027, se confrontate con quelle attualmente applicate, si sostanzia in una richiesta di maggiori accantonamenti a copertura degli affidamenti concessi.
E’ chiaro che la diretta conseguenza dell’ulteriore irrigidimento delle regole alla base dei sistemi di Rating e il conseguente rischio di richiedere maggiore accantonamenti, può portare nuovamente al fenomeno del credit crunch. Per gli intermediari coinvolti, ciò si sostanzia tra la decisione di incrementare ulteriormente il proprio requisito di capitale e quella di limitare l’erogazione del credito per ridurre gli attivi in bilancio e rientrare nei nuovi parametri.
E non ci dimentichiamo del nuovo principio contabile IFRS 9 che è già entrato in vigore il primo gennaio 2018 e a cui anche le Banche devono attenersi.
Cosa comporta per la nostra azienda?
Senza addentrarci troppo nei dettagli tecnici, sappiate che l’obiettivo principale è quello di far registrare inmaniera più tempestiva il deterioramento della qualità del credito e, disciplinare inmaniera più severa le modalità con cui le banche devono effettuare gli accantonamenti sui crediti.
L’IFRS 9 prevede infatti che le banche effettuino accantonamenti non solo per i crediti già deteriorati (non performing loans), ma bensì anche per quelli che potrebbero deteriorarsi in futuro. Di fatto, quindi gli Istituti di credito devono prevedere accantonamenti anche per i crediti in bonis, stimare le perdite attese (expected credit loss) e metterle a bilancio.
Ciò significa che, non è più richiesto il manifestarsi di un evento o di un segnale esplicito di perdita effettiva per il riconoscimento di un onere. Il nuovo approccio si presenta come un modello prospetticodove la stima delle perdite attese deve essere effettuata ricorrendo ad informazioni che includano non solo dati storici ed attuali, ma anche prospettici.
Ancora una volta, un significativo deterioramento del rating e/o la presenza di evidenti difficoltà economiche finanziarie, con una permanenza superiore ai 30 giorni, determinano il peggioramento della classificazione del credito da bonis a under performing.
Le perdite attese dovranno essere calcolate sempre e gli accantonamenti dovranno essere aggiornati ad ogni data di reporting per riflettere le variazioni nel rischio di credito.
Da quanto sopra appare quindi evidente come diventa sempre più rilevante per un’azienda la capacità di predire le proprie performance individuando i punti di debolezza intervenendo in tempo per porvi rimedio.
Quali sono gli elementi e le informazioni che contribuiscono alla formazione del Rating bancario e del merito creditizio?
Ci sono tre analisi fondamentali che contribuiscono alla formazione del giudizio sul merito creditizio secondo l’approccio Base del Rating Interno e precisamente: l’Analisi quantitativa, l’Analisi qualitativa e l’Analisi andamentale.
Tutte e tre le analisi vengono effettuate dalla Banca, ma con un peso diverso fra loro a secondo della profilazione del soggetto in esame.
In particolare, per le PMI tipiche del nostro paese gli elementi quantitativi incidono in misura minore sul giudizio di merito creditizio rispetto alle grandi imprese. Per le PMI la valutazione è maggiormente influenzata dall’analisi qualitativa e soprattutto da quella andamentale e quest’ultima può arrivare ad incidere anche per il 70% sulla formazione del Rating e conseguentemente del giudizio di meritocreditizio.
Ma cosa considerano queste tre tipologie di analisi?
- Analisi Quantitativa
Sono informazioni di tipo oggettivo e riguardano la documentazione contabile dell’azienda quali i Bilanci depositati, che le Banche acquisiscono direttamente dalla Camera di Commercio ed inseriscono nei loro programmi per rielaborarseli internamente, oltre a tutto ciò che supporta l’attività aziendale sotto l’aspetto numerico (solitamente vengono presi in esame e confrontati tre esercizi amministrativi).
- Analisi Qualitativa
In questa categoria rientrano tutte quelle informazioni oggettive e soggettive sull’organizzazione dell’attività.È fondamentale fornire più informazioni possibili sulla propria azienda quali ad esempio l’attività svolta, le prospettive di sviluppo, il mercato di riferimento, la governance e/o l’esistenza o meno di un sistema di controllo di gestione e di pianificazione finanziaria, un management con adeguate capacità professionali per sostenere la società anche in caso di situazioni straordinarie etc.. Molto utile l’esistenza di un Piano Industriale e/o Business Plan che descriva nel dettaglio l’azienda e i numeri.Un dialogo sincero e trasparente è alla base della fiducia del rapporto con la Banca. In questa sezione il Gestore ha la possibilità, se a conoscenza, di inserire informazioni specifiche che possono influenzare positivamente il rating migliorando di una classe il risultato finale.
- Analisi Andamentale
L’analisi andamentale prende in esame informazioni sia interne che esterne alla Banca.Le informazioni andamentali interne altro non sono che quegli aspetti del rapporto che scaturiscono dall’ esperienza interna che la Banca ha dell’impresa. S’intendono quindi tutti i trascorsi e le informazioni storiche attinenti l’andamento del rapporto creditizio che vengono rilevati dai database della Banca quali ad esempio: la movimentazione del conto; l’appoggio di lavoro, la corretta rotazione e flessibilità nell’ utilizzo degli affidamenti, la presenza e la frequenza di sconfinamenti, la qualità del portafoglio commerciale e/o delle fatture presentate etc.Le informazioni andamentali esterne sono rappresentati dagli eventi e dai comportamenti segnalati da altri soggetti creditori dell’impresa, siano esse altre banche, altri enti finanziatori o altri soggetti creditori come i fornitori dell’impresa. Tra i principali elementi esterni abbiamo: la Centrale dei rischi Banca d’Italia, la cui importanza è stata affrontata in un mio articolo specifico, la Centrale di allarme Interbancaria (si tratta di un archivio informatizzato degli assegni bancari e postali e delle carte di pagamento), le visure pregiudizievoli da conservatoria, le visure pregiudizievoli da Tribunale.
Ovviamente la presenza di segnali di anomalie, incide molto negativamente sulla valutazione del rating e del merito creditizio effettuata dalla Banca.
Accordi di basilea: una sintesi
I processi dell’operatività bancaria toccati da queste riforme sono molteplici, ed un generale irrobustimento del sistema finanziario a seguito della recente crisi era ed è diventato improcrastinabile così come l’adozione di standard globali condivisi.
Concludo suggerendo alle aziende di considerare la gestione del Rating come una variabile strategica estremamente importante sulla quale porre la massima attenzione. Non farlo a mio avviso vuol dire, non avere ben chiaro il rischio che si sta correndo; rischio che potrebbe pregiudicare non solo il futuro della propria azienda ma anche quello dei propri dipendenti e delle loro famiglie.
Le soluzioni e le possibilità di intraprendere un percorso di cambiamento esistono, basta solo avere la voglia e il coraggio di cambiare.
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